"Intervenire subito per salvaguardare l'Izs di Teramo"

TERAMO – Non c’è tranquillità nel personale dell’Istituto zooprofilattico, nonostante l’uscita da un commissariamento ventennale l’avesse fatta sperare. Arriva dalla base dei dipendenti, attraverso la Rsu aziendale, l’appello a «salvaguardare la nostra struttura lavorativa, preservandola dal divenire ricettacolo di scarse competenze tecnico-amministrative e politiche a discapito delle indispensabili abilità richieste per conservare il patrimonio di competenze e referenze a livello nazionale e internazionale». Come? Il presidente della rappresentanza sindacale, Giovanni Foschi, chiede di poter incontrare i Governatori di Abruzzo e Molise e portare loro il punto di vista di chi all’Istituto ci lavora da anni e tutti i giorni. «Errore sarebbe adottare la miope prospettiva che guarda solo alla tutela del patrimonio tecnico scientifico in ambito veterinario – scrive Foschi ai presidenti -: vero patrimonio è tutto l’insieme di informazioni, relazioni e competenze che derivano dalla forza rappresentata dal personale dell’Istituto». Non riservare attenzione all’Istituto significa sottrarre «vitalità ed efficacia a un servizio che non può prescindere da una presa di responsabilità e dalla necessaria attenzione degli organi Istituzionali» con cui l’Izs è legato a doppio filo. Sotto attenzione ci sono anche i dissidi più e meno recenti tra la direzione generale e il Consiglio di amministrazione, che hanno conferito scarso potere decisionale del direttore generale, mentre ci si attendeva al contrario una più razionale e più trasparente attività amministrativa.  «Legittima aspirazione del personale – aggiunge Foschi – è arrivare finalmente ad una tranquillità amministrativa che consenta di liberarsi del pregresso, di continuare a credere nella forza del lavoro e superare l’attuale clima di incertezza “politico” amministrativa», come testimoniata anche dall’ultima denuncia del Cda nei confronti dell’ammnistrazione Izs, ovvero il dg. Il perdurare di questa contrapposizione comporterebbero «il rischio di dispersione di un patrimonio scientifico costruito in tanti anni di paziente e competente lavoro – conclude il presidente della Rsu dell’Izs -, ma anche l’azzeramento di tutto ciò che attualmente ha enorme valenza scientifica e ha portato l’Azienda ad essere punto di riferimento di numerose malattie di rilevanza mondiale».